Testo di Elisa Belotti e illustrazione di Adele Mori. In collaborazione con Anastasia Konovalchuk
È sabato e Samantha si sveglia con grande entusiasmo (e un po’ di sonno). Oggi si prepara il pranzo di Pasqua! Nella sua famiglia è una tradizione a cui partecipano anche i bambini come lei. Le uova di cioccolato sono sempre fatte in casa. Non escono mai belle come quelle comprate al supermercato, ma non importa. Lei si diverte un mondo e finisce sempre per avere un po’ di cioccolato sulle guance perché, mentre cucina, ne assaggia almeno un cucchiaino. Anche Valentina, la sorella maggiore, si unisce ai preparativi. Insieme sciolgono il cioccolato e colorano la glassa per decorare le uova. Mettono quel liquido delizioso negli stampini e poi, quando è asciutto, disegnano fiori e linee su tutta la superficie. Infine, prima di unire le due metà, inseriscono nel mezzo un piccolo regalo per chi le aprirà.
Messe le uova di cioccolato ad asciugare, passano al pane. È la seconda cosa che amano fare il Sabato Santo. La vigilia di Pasqua, infatti, è sempre un momento magico. Tutta la famiglia si prepara per il grande giorno, per poter festeggiare insieme. E così anche le comunità cattoliche e protestanti, che si danno appuntamento nelle rispettive chiese per le funzioni del giovedì, del venerdì e del sabato. Le chiamano infatti Triduo perché durano tre giorni e segue la domenica in cui si fa festa.
Samantha e Valentina, comunque, sono alle prese con il pane. È il loro modo per prepararsi. La pasta che si forma mescolando i vari elementi e che poi lievita ricorda l’attesa e la rinascita. Le due ragazze lo sanno, ma amano anche mettere le mani nell’olio, sbriciolare il lievito e far volare un po’ di farina. Mentre impastano con gusto e sognano già il momento in cui la pagnotta andrà in forno e diventerà tutta dorata, Samantha è assalita da un pensiero. “Che ti passa per la testa?” le chiede Valentina sorridendo. “Stavo pensando che noi stiamo preparando tutto questo perché domani è Pasqua, il giorno in cui si celebra la resurrezione di Gesù dopo la sua morte” risponde la sorella, “Ma chi non è cristiano cosa fa? Ci sono delle altre feste simili? Non ci avevo mai pensato”.
“Be’, innanzitutto, pensa anche che non sempre le persone cristiane ortodosse celebrano la Pasqua lo stesso giorno di quelle cattoliche e protestanti, perché la maggior parte di loro segue un altro calendario, chiamato giuliano. Nel 2021 sarà il 2 maggio, ma negli scorsi anni alcune volte le due feste coincidevano” le spiega Valentina. “Davvero? Non lo sapevo! Ci sono altre differenze?” domanda Samantha. “Il tuo compagno di classe Antun è ortodosso, perché non chiedi a lui?” propone la sorella. “Ottima idea!” e Samantha afferra subito il cellulare per chiamare il suo amico che, facendosi aiutare dai genitori più consapevoli di lui in fatto di religione, le racconta la Pasqua dal suo punto di vista. “In realtà le due feste sono più simili di quanto tu possa immaginare” dice Antun, “anche le persone ortodosse celebrano la resurrezione di Gesù e dedicano la Settimana Santa (o della Passione) alla preghiera e alla preparazione per questo grande evento”.
Dopo averci pensato un momento aggiunge “Nei paesi a maggioranza ortodossa si fanno grandi processioni e tutta la comunità si ritrova. Qui le persone ortodosse sono una minoranza, quindi io e la mia famiglia abbiamo alcune tradizioni per sentirci vicini alla comunità. Il sabato prima di Pasqua prepariamo le uova ortodosse (pysanky in ucraino): le coloriamo di rosso e sopra disegniamo tante decorazioni. L’origine è molto antica: Maria Maddalena, dopo che Cristo è risorto, è andata a far visita all’imperatore Tiberio. Non si arrivava mai a mani vuote, quindi ha portato con sé un cestino colmo di uova. L’imperatore, però, non credeva alla resurrezione di Gesù, quindi disse «È vero se anche queste uova sono rosse» e le uova cambiarono subito colore”. “Wow! È una storia incredibile!” dice Samantha. “Di solito sono colorate con le bucce di cipolla” aggiunge Antun, “e simboleggiano la promessa della vita eterna dopo la morte”.
“Anche noi abbiamo delle tradizioni simili! Grazie, Antun, per aver condiviso le vostre” esclama Samantha e poi rivolge uno sguardo felice alla sorella, “A questo punto però, voglio conoscere le feste delle altre comunità religiose che conosco! Parto dai miei amici e dalle mie amiche e poi faccio delle interviste a chi abita in questo quartiere”. E così dicendo inizia a ricoprire i fogli del suo diario di nomi di persone, accompagnandoli da frecce colorate per dar via al suo piccolo progetto sul confronto tra religioni.
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