di Francesca Svanera
Pedagogia nera
Viviamo basandoci su un’educativa costruita su un potere piramidale: all’apice ci sono i genitori o tutori, poi le persone adulte ed infine l* bambin*.
Un sistema arcaico, fondato su obbedienza, ordine e disciplina che aiuta involontariamente i pedofili.
Spesso pretendiamo da* nostr* figl* l’obbedienza a prescindere dalle loro emozioni o bisogni, insegnando loro a non ascoltare il disagio che provano in situazioni avverse e infondendo l’idea che le parole e i pensieri della persona grande siano più valide del loro sentire, del loro essere.
Questo è pericoloso perché, dal momento che l’abuso su* minor* avviene soprattutto in ambito familiare e chi perpetua la violenza è spesso una persona di cui la famiglia si fida, la vittima si trova a dover gestire due sensazioni opposte.
Da un lato quelle del corpo che, se stimolato in determinati punti fisiologicamente si eccita, e dall’altro una forte sensazione di disagio, paura, disgusto, frustrazione, impotenza, ed talvolta anche dolore fisico.
Non avendo la capacità cognitiva di comprendere che sta subendo un abuso, ascolterà (come gli è stato insegnato ) l’adult* e non le proprie emozioni.
L’abusante, che in quel momento è la figura di riferimento può trarre quindi vantaggio da questa fiducia ingenua che gli consente di raggirare l* bambin* facendo credere che l’abuso è solo un gesto affettivo e d’amore.
Decostruire questo impianto educativo è complesso, dal momento che non è basato su una scelta consapevole ma sull’imposizione del potere, ma credo che se trasformato possa divenire un valido strumento di difesa che permetta all’abusat* di riconoscere che ciò che sta accadendo non va bene.
Prendiamo le distanze, là dove è possibile, dalla “pedagogia nera” basata sull’obbedienza, offrendo invece strumenti di scelta de* bambin* e creando educative differenti, aperte a crescere persone che possano riconoscere un pericolo o un eventuale situazione traumatica. Non è perché nella nostra vita ci hanno imposto i traumi generazionali altrui vuol dire che dobbiamo continuare a farlo.
La responsabilità sociale
Spesso si ha la convinzione che gli abusi contro l* bambin* avvengano sporadicamente e soprattutto lontano dall’ambiente domestico. Purtroppo, è un’idea molto lontana dalla realtà.
Questo tipo di violenza è, al contrario, molto diffuso, non risparmia nessun luogo, non ha etnia, non ha preferenze di genere. Si muove indisturbato sotto gli occhi di una società inconsapevole e cieca, non educata per parlare di violenza, e impreparata ad accettarne l’esistenza.
Questo provoca danni irreparabili, e chi ne fa le spese sono * bambin*. Non porsi domande nel tentativo di arginare questa piaga e creare una cultura contro gli abusi infantili o adolescenziali permette ai pedofili di continuare ad esercitare il loro potere di manipolazione indisturbati.
È necessario progettare una formazione universitaria e dei percorsi per futur* insegnant*, educator* e altre figure di riferimento che forniscano strumenti idonei per acquisire uno sguardo attento e un giusto atteggiamento d’accoglienza verso l* bambin* maltrattat* o abusat*.
Non farlo costituisce una grave invalidazione verso le future vittime e soprattutto una mancata cura tempestiva delle loro ferite.
Per elencare tutti i danni che crea il non parlarne non basta sicuramente un articolo, ma il consiglio che vorrei dare alle persone che desiderano rompere il silenzio è: ascoltate le ex vittime, alleatevi, informatevi, leggete libri sull’argomento, chiedete agli istituti dove lavorate o studiate di parlarne, se siete genitori o tutori chiedete corsi di formazione, non dimenticate mai che più dell’ 80% degli abusi infantili avviene in ambito famigliare, ma soprattutto ponetevi domande, tante.
Oggi 5 maggio, è la Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia creata per sensibilizzare la comunità al tema degli abusi sessuali infantili o adolescenziali. Liberiamoci dalla paura perché è ora di prendere consapevolezza che questa piaga può essere arginata solo se ne prendiamo coscienza collettivamente.