©ORLAN

Quando ORLAN sfidò il patriarcato con un bacio

Di Beatrice Scalella

Era il 1977 quando ORLAN scandalizzò la società francese e la scena artistica con “Baiser de l’artiste”, messa in scena durante la FIAC (Fiera Internazionale d’Arte Contemporanea) di Parigi. Non essendo stata ufficialmente invitata a partecipare alla Fiera, in un primo momento l’artista si mise in mezzo al marciapiede a chiedere ai passanti dei baci in cambio di soldi, e poi – con l’aiuto di amicə – entrò nel Grand Palais e installò una scenografia di forte impatto. A sinistra un grande foto ritratto di ORLAN nelle vesti di Santa Teresa, mentre a destra un busto nudo di donna con la scritta “Introdurre 5 franchi” con un tubo trasparente che andava dal collo alla zona pubica, vicino alla quale la scritta “Merci” ringraziava coləi che aveva introdotto la monetina. 

Opera interattiva che invitava all’azione, Le baiser de l’artiste voleva far scegliere i visitatori tra il mettere un cero alla Santa o dei i soldi nel busto nudo in cambio di un “bacio alla francese” da parte dell’artista stessa. Attaccati ai piedistalli che sorreggevano le opere, il manifesto “Arte e prostituzione” e “Contro una società di madri e mercanti”, dove la donna rivendicava la sua libertà a poter vivere senza essere madre e schemi culturali e sociali releganti a due sole prospettive. ORLAN poteva essere o santa o puttana, e ORLAN voleva rappresentare tutte le donne categorizzate in brave e cattive, in donne o Donne, in madri o fallite. 

Il giorno dopo questa performance, l’artista venne licenziata dall’Accademia di Belle Arti di Lione dove lavorava e fu al centro di scandali e polemiche per molto tempo. Trent’anni dopo però la stessa FIAC volle riproporre “Le baiser de l’artiste” in quanto, nel frattempo, divenne l’opera più iconica e storica della Fiera parigina. Se oggi ne riconosciamo l’artisticità e la sua importanza storica, vuol dire che i tempi sono totalmente cambiati? Possiamo davvero dire che la dicotomia di come può essere la donna è sorpassata?

La santità legata alla visione femminile è stata spesso usata per attaccare le religioni, soprattutto quella Cattolica, senza considerare che le varie interpretazioni sono state soggette alla cultura dominante: il patriarcato è entrato ed è tutt’oggi in quei sistemi che propendono a mantenere quello che è sempre stato lo status quo. Non è il cattolicesimo che vuole che la donna sia santa, vergine, pura e casta come la Madonna, ma è il patriarcato. Chi non rappresenta questa figura angelica è una strega, una puttana, una donna da poco conto, una che se le cerca e merita il dolore inflitto: a chi serve uno scarico di responsabilità così forte se non al patriarcato? 

Quella volta ORLAN mise in discussione un concetto base come le infinite sfaccettature che compongono la vita di una donna, il suo corpo e la sua libertà di esistere al di fuori dei dogmi prestabiliti, ma il giorno dopo venne licenziata perché la performance venne ritenuta eccessiva e indecorosa. Oggi le riconosciamo l’artisticità e l’aggiunta personale alla lotta dell’emancipazione femminile contro un sistema millenario, ma a distanza di oltre quarant’anni la discussione non è ancora finita. Chi va oltre ciò che è definito dal grande sistema patriarcale-capitalista-etero-allo-mono-normato pretende troppo, esagera, supera i limiti naturali di una cultura radicata che deve essere conservata, perché se si togliessero quei limiti, quelle definizioni di santa e puttana, quelle qualifiche che caratterizzano come buona o cattiva, allora cosa potrebbe diventare la donna? Dove andrebbero i privilegi degli uomini? E soprattutto, chi si metterebbe a scegliere tra l’accendere un cero o il baciarsi alla francese, quando può farli entrambi insieme a un’infinità di cose in più?