Valentina Tereshkova: storia della prima donna nello spazio

Di Alessandra (Sasha) Frascati

Если женщины могут быть железнодорожниками в России, почему они не могут летать в космос?
Se le donne in Russia possono fare il ferroviere perché mai non dovrebbero andare nello spazio?

Valentina Tereshkova

Qualche tempo fa un amico mi inviò, per puro caso, lo screenshot di un dipinto su commissione realizzato da uno dei più noti graffitisti italiani degli ultimi anni – il napoletano Jorit Agoch. Dall’immagine sul telefonino mi scrutava un unico occhio azzurro – quello di una giovane donna, che mi colpì per la risolutezza e la determinazione che vi lessi.

La sensazione che mi trasmise fu di trovarmi di fronte ad una combattente molto risoluta: sembrava puntare dritta al suo obiettivo, pronta a sbaragliare chiunque avesse cercato di intralciare il suo cammino. Quell’occhio algido e penetrante apparteneva a Valentina Tereshkova, la prima donna nello spazio.

La sera stessa, ricevetti un invito al cinema per andare a vedere un documentario sulla missione Apollo 11, proiettato in occasione del 50mo anniversario dello sbarco sulla Luna. Di colpo, mi balenò davanti agli occhi lo sguardo fiero e coraggioso di quella donna che sfidò le convenzioni del tempo, producendo una piccola “rivoluzione” nell’immaginario collettivo dell’epoca. In quest’anno così importante per la storia dell’umanità mi sembra quantomeno doveroso, tantopiù in questo spazio, dedicare qualche riga a questa donna straordinaria.

Valentina Tereshkova nacque il 6 marzo 1937 in un villaggio nella provincia di Jaroslavl’, 300 km a nord-est di Mosca. Orfana di padre e di umili origini, abbandonò gli studi in giovane età per lavorare prima come sarta e poi come stiratrice. Sviluppò molto presto una forte passione per il paracadutismo, ed essendo un’ammiratrice di Jurij Gagarin si candidò per frequentare la scuola per aspiranti cosmonauti, dove venne ammessa nel 1962.

Di quel periodo la Tereshkova ricorderà gli allenamenti estenuanti, e i giorni passati nella camera di isolamento per abituarsi alla totale assenza di rumori e alla solitudine che avrebbe dovuto affrontare nello spazio. Finalmente, il 16 giugno 1963 la navicella spaziale Vostok-6 partì dal cosmodromo di Bajkonur, nell’odierno Kazakistan, con a bordo l’intrepida Valentina che percorse a bordo della navicella quasi 2 milioni di chilometri, atterrando nella regione dell’Altaj tre giorni più tardi.

Secondo la tv sovietica il lancio e l’atterraggio rasentarono la perfezione, ma la realtà fu ben altra. Soltanto molti anni dopo la Tereshkova confessò che le condizioni nelle quali si trovò sulla navicella furono estreme: la pressione esercitata dallo scafandro le provocò numerose contusioni, e durante i 3 giorni passati a bordo non riuscì a mangiare. Oltretutto, per un errore umano, dopo qualche ora di volo la navicella iniziò ad allontanarsi dalla Terra, e solo un’escamotage architettata all’ultimo minuto da Gagarin permise di correggerne la rotta, riportando indietro la ragazza.

Le immagini dell’atterraggio impeccabile trasmesse dalla tv sovietica furono in realtà girate il giorno seguente l’arrivo, dal momento che la Tereshkova atterrò in un punto lontano da quello pianificato originariamente, stremata e senza conoscenza.

Qualche mese dopo, nel novembre 1963, Valentina sposò un collega cosmonauta, Andrijan Nikolaev. Dalla loro unione nacque una bambina, Elena, che divenne oggetto di studio dei medici sovietici in quanto prima figlia di due cosmonauti. Pochi sanno che la gravidanza della Tereshkova fu difficilissima a causa delle condizioni estreme cui la donna fu sottoposta nello spazio, con frequenti emorragie che la costrinsero a lunghi mesi in ospedale. Nonostante l’età non più giovane, oggi la Tereshkova è una donna impegnata in politica e nel finanziamento di opere di beneficienza. In una recente intervista si è dichiarata disposta ad andare su Marte, il suo pianeta preferito: “Quasi sicuramente il primo viaggio sarà di sola andata, ma io sono pronta!” Che dire? Sicuramente una gran donna, un esempio per tutte noi, da ammirare per la sua determinazione e il suo straordinario coraggio.