Due libri in uno contro gli stereotipi di genere

Di Elisa Belotti

Storie dalla Città di R. è la rubrica in cui, ogni mese, viene proposto un libro per l’infanzia che rappresenta e trasmette la convivenza delle diversità, un testo capace di trasformare le nostre comunità in luoghi più inclusivi e accoglienti. Oggi parliamo di stereotipi di genere e di come contribuire a un percorso educativo che va oltre tali preconcetti.

Il libro Sophie Gourion, arricchito dalle illustrazioni di Isabelle Maroger, contiene due storie tra loro speculari. Se lo giriamo da un lato si legge il titolo Anche le ragazze lo possono fare!, mentre dall’altro vediamo Anche i ragazzi lo possono fare!. Questa rotazione è un’azione che genera punti di vista. I due protagonisti, che non si incontrano mai ma vivono vicende parallele, sono una bambina e un bambino senza nome. Non hanno bisogno di un appellativo proprio perché la loro storia è grosso modo quella di chi sta leggendo, a prescindere dal suo genere.

Questo volume di Valentina Edizioni, infatti, si apre da entrambi i lati con lo scontro tra il personaggio e una serie di frasi stereotipate relative al modo di vestirsi, ai giochi e alla gestione delle emozioni: «Le ragazze hanno paura di tutto, il calcio non è un gioco da femmine, le bambole non sono mica per i ragazzi, i maschi non piangono mai». Dopo questi commenti che bambine e bambini reali incontrano quotidianamente in tanti libri, programmi televisivi, pubblicità, nella disposizione dei giocattoli nei negozi, la voce narrante fa un po’ di chiarezza. «Forse hai già sentito queste parole a casa, a scuola o in televisione» si legge, «Anche se le dicono gli adulti, non c’è niente di vero! Perché alle ragazze [o ai ragazzi, a seconda del lato del libro] nulla è proibito. Sta a te decidere chi vuoi essere!».

Dopo di che vengono presentate delle situazioni di vita ordinaria e si spiega a chi legge che ci si può comportare in modi solitamente considerati molto diversi. Se sei una bambina, puoi essere una ballerina graziosa o una calciatrice coraggiosa. Scegliere abiti rosa con i brillantini, ma anche di mille altri colori, con disegni di dinosauri e di animali. Puoi leggere le storie di principesse e le fiabe, oppure i libri sui mostri e i polizieschi. Va bene se ti piace sia giocare con le bambole sia costruire palazzi, riparare camion e costruire razzi. Puoi avere i capelli corti se i nodi e le ciocche sul viso ti danno fastidio, oppure lunghi e passare tanto tempo a pettinarli e intrecciarli. È bello correre e giocare senza paura di sporcarti i vestiti, indossare costumi da pirata o da principessa. E poi disegnare o fare gli esperimenti. Puoi essere timida o alzare la mano e osare. Infine puoi aspirare a qualsiasi lavoro tu voglia: maestra, veterinaria oppure dottoressa; pompiere, astronauta, persino presidente.

Dall’altro lato si parla a un bambino, ricordandogli che può fare sport combattivi come la box e il judo, ma anche danza se gli piace. Può amare le macchinine e gli aeroplani oppure le bambole. È libero di scegliere qualsiasi colore da indossare e anche ogni sentimento da provare. Può portare i capelli lunghi o corti, avere amici o amiche, «senza che si dica: “Uh, l’amore ha preso il sopravvento!”». Si aprono davanti a lui molteplici opzioni a livello professionale ed emotivo, perché non si ponga limiti. 

È quindi un libro da leggere iniziando da un lato o dall’altro. Ci si può riconoscere nella metà relativa al proprio genere, ma anche in quella dell’altro, scoprendosi molto più simili di quanto a volte non si creda. È indubbiamente una narrazione molto binaria, perché binari sono gli stereotipi che vengono messi in discussione e ciò avviene proprio sul loro stesso terreno.

Uno degli aspetti estremamente positivi di questo volume è il fatto di non rivolgersi esclusivamente alle bambine e alla costruzione di modelli femminili alternativi. Anche le ragazze/i ragazzi lo possono fare!, infatti, parla anche ai bambini chiamandoli direttamente in causa. Li rappresenta, dialoga con loro sugli stereotipi che i maschi interiorizzano esattamente come le femmine e cioè quotidianamente e inconsapevolmente fin dall’infanzia. Rivolgersi e riportare la prospettiva di entrambi i generi significa ampliare la consapevolezza collettiva sul fatto che gli atteggiamenti, le professioni, i codici comportamentali previsti per i bambini e le bambine (poi per gli uomini e le donne) non sono altro che costrutti sociali. Con libri come questo si dà la possibilità a tutti di liberarsi dalle gabbie del genere o, ancor meglio, di interiorizzarle il meno possibile.

Il finale del volume si muove proprio in questa direzione: «A casa o a scuola, al parco o con gli amici, tu puoi essere chi vuoi, l’importante è essere felici! […] Ragazza o ragazzo, tutto è permesso». Il messaggio di libertà e di spinta all’autodeterminazione presente già nelle due copertine – la bambina pirata e il bambino ballerino – si completa in questa chiusura uguale per entrambe le storie. 

Dalla Città di R. è tutto. In un mondo che è sempre più attento alla convivenza delle differenze e che  è meno cieco agli stereotipi di genere, è bene iniziare un percorso di consapevolezza proprio dall’infanzia. Bambini e bambine si scopriranno liberi di essere ciò che più preferiscono, di sfruttare i propri talenti e di correre incontro a quel mondo che li aspetta impaziente. Ci rivediamo il prossimo mese con un nuovo libro per l’infanzia sempre qui, tra le Storie dalla Città di R.