Scutty, un’amica e molte zampe

Testo di Elisa Belotti; illustrazione di Adele Mori

“Provate voi a non sembrare spaventose con 15 paia di zampe!” pensava la scutigera mentre sgattaiolava veloce da un lato all’altro della grossa pietra sotto la quale vive. Non solo gli esseri umani si spaventano al suo passaggio, ma anche alcuni insetti la osservano spesso con diffidenza.

“Certo, le lunghissime zampe, molto delicate e flessibili, e il corpo rigido che ci permette di arrampicarci praticamente ovunque possono lasciare esterrefatti” diceva tra sé e sé, “ma siamo tanto piccole e delicate che non facciamo male nemmeno a una mosca (letteralmente!)”.

In ogni caso, la scutigera Scutty stava zampettando da un lato all’altro della grossa pietra sotto cui vive indaffarata nelle tipiche faccende quotidiane. Doveva fare scorta di cibo perché in inverno il clima è rigido (anche se sempre di meno) e spesso preferisce starsene accoccolata nella sua tana al caldo, non uscire a caccia.

Alcune sue amiche, proprio per via del clima, si erano trasferite già da tempo nelle abitazioni degli umani. Lì dentro, nelle cantine e nelle cucine (più umido c’è, meglio è), se ne stanno al riparo dalle intemperie e non rischiano di congelare. A Scutty questa soluzione non piaceva.

Innanzitutto voleva farcela da sola, senza farsi ospitare da nessun membro di un’altra specie. Inoltre sapeva benissimo che gli umani sono estremamente pericolosi. Anni fa un ragno che era stato a lungo nascosto dentro una casa umana le ha raccontato che tra i membri di quella specie che si crede la migliore di tutte c’è una strana convinzione: che il morso della scutigera sia velenoso.

“Che sciocchezza!” pensava Scutty ogni volta che questa storia le tornava in mente. “Certo che abbiamo a disposizione un po’ di veleno, dobbiamo pur difenderci! Ma innanzitutto non mordiamo e poi la nostra puntura è tanto piccola che è minacciosa solo per gli animali più minuti come gli scarafaggi. Nulla possiamo contro gli umani!”. Eppure molte scutigere si sono trovate sbattute fuori casa in malo modo dopo aver dato sfoggio delle loro lunghe zampe a righe nere e gialle.

Quel giorno, però, Scutty doveva farsi forza e avvicinarsi a un’abitazione umana. Il giorno precedente, infatti, aveva ricevuto un messaggio da parte di un’amica, Shabby. La lettera, scritta su una foglia con l’aiuto di una ragnatela e consegnata da una formica di passaggio, la invitava a fare merenda e a prendere le provviste. Le due spesso si scambiavano del cibo, soprattutto durante l’inverno così da non avere mai la dispensa vuota. Scutty amava molto trascorrere del tempo con l’amica, anche se avrebbe preferito con tutto il cuore incontrarla a casa propria, sotto il suo bel masso color granito. 

L’amicizia, però, vinse su tutto e la scutigera zampettò con tanta energia da arrivare perfettamente puntuale. Avevano un preciso sistema di comunicazione le due amiche. Scutty, infatti, doveva comunicare a Shabby di essere fuori dalla casa in tutta sicurezza. Se qualche umano si fosse accorto della loro presenza, le avrebbe scacciate senza esitare. O peggio!

Scutty, quindi, si avvicinò alla piccola crepa, quasi invisibile per chi non è un insetto, che costeggiava la parete della cantina. Infilò una delle sue sottilissime zampe e sussurrò “Shabby, sono io!”. L’amica, che era in attesa, colse subito il suono della sua voce e le disse di entrare. La tana di Shabby era molto graziosa: umida al punto giusto! La scutigera aveva persino portato nella cantina un po’ di muschio e di corteccia per ricreare l’ambiente esterno. 

Le due fecero un ricco banchetto e si raccontarono tutti gli ultimi aggiornamenti! Ricostruirono i movimenti delle amiche disseminate tra il bosco e le abitazioni umane e organizzarono un ritrovo collettivo, una festa! Era ormai un appuntamento annuale.

Le scutigere che si trasferivano nelle case umane, infatti, spesso tornavano nel bosco in primavera. Scutty e Shabby si elessero a organizzatrici dell’evento. Pianificarono ogni aspetto e, quando a fine giornata si salutarono, lo fecero con il sorriso perché sapevano che si sarebbero viste presto e nel loro ambiente naturale!