Colpi d’ali
Testo di Elisa Belotti, illustrazione di Adele Mori
Il mio nome è Vanessa, Vanessa del Cardo. Tutto insieme, se non vi dispiace. Sono una farfalla di nobili origini, un’aristocratica tra la mia specie. Certo, c’è anche chi mi chiama Vanessa del Carciofo, per screditarmi naturalmente. Cardo e carciofo, in realtà, sono lo stesso tipo di ortaggio, ma il primo risulta senza dubbio più altisonante. Quindi Vanessa del Cardo, grazie. Mi sembra un nome più adatto allo splendore delle mie ali dai colori vistosi, come l’arancione e il verde.
È proprio a maggio che avviene la trasformazione da larva a farfalla, quindi comprendetemi se non vedo l’ora di attirare l’attenzione sulle mie ali. Anche se a volte questo pizzico di vanità mi fa incappare in qualche guaio. Uno degli scorsi pomeriggi, infatti, stavo sorvolando un campo di girasoli, un bel prato verde costellato da fiori gialli e arancioni. Uno spettacolo! Spesso quando sono trascorse le ore più calde, esco dai luoghi all’ombra in cui mi rifugio per svolazzare al sole. Amo il modo in cui i raggi colpiscono le piccole scaglie delle mie ali. Le fanno risplendere e i colori sembrano ancora più brillanti e belli. A volte mi libro nell’aria e mi perdo in giravolte e piroette proprio per vedere come cambiano le mie sfumature a seconda della luce.
Quel pomeriggio ero proprio intenta a osservarmi sopra un campo di girasoli quando, distratta, sono incappata in una ragnatela. Io, come tutte le farfalle, ho un’ottima vista. I miei occhi sono formati da migliaia di piccole lenti e mi aiuto anche con le antenne! Sono come dei radar di gran precisione. Percepiscono i suoni e anche le sostanze chimiche. Insomma, noto tutto.
O meglio, noterei tutto se non mi incantassi ad ammirare i raggi del sole sulle scaglie delle mie ali. Fu così che finii intrappolata nella tela di un grosso ragno. Era un ragno nero, dalle zampe lunghe e nel vederlo ho lanciato un urlo di spavento. Ho il terrore dei ragni! Non sono rimasta ferma a pensare, però, e ho cercato subito di divincolarmi. Più mi muovevo, più sembrava che le mie zampe rimanessero appiccicate alla ragnatela, avvolte tra i suoi fili senza potersi muovere. Non sapevo come liberarmi, come scappare.
Poi, tutto a un tratto, ho pensato alle ali: la parte del mio corpo di cui vado più orgogliosa. Le ali non avevano toccato la ragnatela, erano libere. Iniziai a sbatterle con forza. Un colpo, poi due, tre, sempre di più. Le ali fendevano l’aria, sentivo le loro membrane gonfiarsi e la ragnatela su cui ero appoggiata vibrare. Era il momento! Il ragno si stava avvicinando ma io riuscii con un’ultima mossa delle ali a staccarmi. Una fortuna essere riuscita a liberarmi in fretta!
Fuggii subito in alto e mi fermai su un girasole a riprendere fiato solo dopo aver posto un’ampia distanza tra me e quella ragnatela. Finalmente potevo riposarmi e… che effetto stupefacente ha la luce dell’imbrunire sui colori delle mie ali!