Ai maschi serve una letteratura tutta per se

Di Elena Esposto

 

Se sembra surreale è perché lo è. La notizia arriva dalla Gran Bretagna, dove Jude Cook, autore e insegnante di scrittura, ha fondato la Conduit Books, una casa editrice che pubblicherà (almeno inizialmente) solo autori maschi.
Secondo Cook, negli ultimi 15 anni il panorama letterario è cambiato radicalmente a causa dell’invasione (non ha usato questa parola ma il senso c’era tutto) di una nuova generazione di autrici che si è accaparrata tutto lo spazio. Le voci maschili hanno iniziato a essere percepite come problematiche e gli autori maschi sono stati spesso penalizzati a favore delle loro controparti femminili.

Insomma, per Cook è arrivato il momento di aggiustare il tiro e si propone, nella linea editoriale della Conduit Books, di dare spazio a una “narrativa maschile ambiziosa, divertente, politica e cerebrale che troppo spesso viene snobbata.”

A questo punto a qualcun* sarà sicuramente sfuggita una lacrimuccia. Anche perché, va detto, Cook si pone come un interlocutore assolutamente ragionevole. Usa parole come “mascolinità tossica” e afferma che nell’epoca in cui viviamo (cita naturalmente Trump) è sempre più importante offrire buone letture ai maschi e specialmente a quelli giovani (se Adolescence ci ha insegnato qualcosa). I libri a cui darà spazio parleranno di paternità, di mascolinità, delle esperienze degli uomini della classe lavoratrice e di “come navigare il XXI secolo essendo maschi”.

Wow! Immagino che con questa tirata si sarebbe aspettato degli applausi (stando a  quanto ha detto al Guardian gli sono anche arrivati) ma personalmente la prima reazione è stata quella di urlare a pieni polmoni: “Avete un’idea di quanti libri si pubblicano sulle donne in un anno? Avete idea di quanti fra questi libri sono scritti da uomini? Sapete di essere, forse, l’animale più discusso dell’universo?”
Naturalmente la citazione è di Virginia Woolf (e sì, in caso ve lo stiate chiedendo, questo tremolio che sentite sotto i piedi è lei che si rivolta nella tomba).

Se leggo bene tra le righe, la preoccupazione di Cook potrebbe essere riassunta in una parola: rappresentazione. Insomma, il maschietto medio che mette piede in libreria si vede minacciosamente circondato da storie che non lo mettono al centro. Orrore! scriverebbe a questo punto Conrad.
A questo punto, al povero Cook e agli altri della sua risma, mi sentirei di offrire un pacchetto di Kleenex e un paio di consigli.

Primo: smettetela di frignare e riconoscete, una buona volta, che voi avete colonizzato la letteratura per secoli e prima di pensare di “aggiustare il tiro” per una presunta “invasione femminile” dovete starvene buoni buoni nell’angolino ancora per un po’.
“Per secoli le donne sono state gli specchi magici e deliziosi in cui si rifletteva la figura dell’uomo raddoppiata. Senza questa facoltà, la terra probabilmente sarebbe ancora palude e giungla. […] Qualunque sia il loro uso nelle società civilizzate, questi specchi sono indispensabili a ogni azione violenta ed eroica.” (sempre grazie Virginia Woolf).

Secondo, rivedrei un po’ le fonti dei dati perché, come dimostra una ricerca dell’Università del Minnesota, le donne hanno superato la soglia del 50% di libri pubblicati solo nel 2020 (nel 1970 la quota era del 20%). Dunque, se è la rappresentazione che cercate potete sempre rivolgervi ai classici. Se vogliamo considerare la prima opera letteraria della storia umana il Poema di Gilgamesh (II millennio a.e.c) avete circa 3000 anni di letteratura in cui rispecchiarvi comodamente.

Terzo, se volete parlare di bias, allora possiamo anche parlare di “bias di lettura”. Secondo una ricerca di Nielsen BookData, nel Regno Unito nel 2023 meno del 20% dei libri delle 20 autrici best seller (che includevano Agatha Christie e Harper Lee) era stato acquistato da uomini.
Quando si tratta invece dei 20 autori best seller ben il 44% dei libri venduti è stato acquistato da donne.

Il primo dato apparentemente va a sostegno della tesi di Cook (i maschi non si sentono rappresentati dalla letteratura delle donne e dunque non acquistano e non leggono quei libri) ma viene smentito dal secondo. Se il problema fosse solo la rappresentazione, allora anche le donne non dovrebbero acquistare o leggere libri scritti da maschi. Intendiamoci, la rappresentazione è importante. Avere un panorama letterario variegato, con autor* e personagg* che provengono da diversi contesti culturali e sociali, è fondamentale per dare voce alle diverse istanze e narrazioni.
Il problema qui è il fatto che da sempre, in letteratura come in altri ambiti, il maschile viene considerato universale mentre tutto il resto è relegato ai gruppi di appartenenza.

Il problema, quindi, non è che i maschi non hanno degne rappresentazioni letterarie (davvero, non scherziamo) ma che si rifiutano di sentirsi rappresentati da altre voci e altre storie. Se io posso identificarmi tranquillamente con un Homer Wells (che è maschio) o con una Anna Karenina (che è donna, ma uscita dalla penna di un uomo) perché non può succedere il contrario e un uomo non può identificarsi in una Jo March o in un Poirot (uomo uscito dalla penna di una donna)?

Forse dovremmo iniziare a cercare di rispondere a queste domande e, prima di aggiustare il tiro del mercato letterario, aggiustare quello di tanti uomini che non riescono a vedere oltre il loro patriarcato. Pardon, il loro naso.


 

“Ma anche no” è l’editoriale di Elena, dove potete leggere commenti caustici su cose che succedono nel mondo. Di solito esce la domenica, ma esattamente quale domenica non è dato saperlo.