Il trifoglio delle fate e delle donne

Di Alice Rita Giugni

“Bíonn dhá insint ar scéal agus dhá leagan déag ar amhrán”

Si aprono le porte della bottega delle erbe. Io e le mie piantine stiamo festeggiando il St. Patrick’s Day in compagnia del professor Shamrock, il nostro insegnante di oggi, arrivato dall’Irlanda per questa speciale lezione. 

Benvenute e benvenuti “a bottega” dal trifoglio. 

Il trifoglio è una pianta erbacea perenne che fa parte della famiglia delle Fabaceae. Il genere Trifolium comprende circa 300 specie, diffuse in tutto il mondo. Cresce nei pascoli, nei boschi, nei prati, nei terreni incolti e persino nei punti in cui l’asfalto delle città lascia spazio a piccole crepe e zone terrose. Il nome botanico trifolium indica le tipiche foglie composte da tre foglioline. Utilizzato come foraggio, era un tempo soprannominato dai contadini “erba da latte” poiché ne aumenta la produzione nelle mucche.

La crescita del trifoglio è rapida, 2-15 giorni dalla semina. Per questo motivo quest’erba è impiegata nelle rotazioni agrarie per la rigenerazione dei terreni tra una coltura e l’altra. 

Particolari caratteristiche del trifoglio sono anche la sua capacità di germogliare dopo essere rimasto allo stato dormiente per molti anni, e di crescere spontaneamente ovunque. Il trifoglio riesce a germogliare persino in luoghi dove non ve n’era mai stata traccia e senza bisogno della diffusione dei semi.

Questa piccola piantina, così semplice ed umile, che spesso passa inosservata fra la ricca flora di prati e boschi, vanta di molteplici importanti proprietà medicinali, legate in particolare (ma non solo) alla cura delle donne, ed ha una storia antica che si arricchisce di miti e leggende.

I Druidi celti utilizzavano il trifoglio come talismano, strumento apotropaico, portafortuna, nei rituali di guarigione, e lo consideravano una delle erbe più potenti poiché ritenevano che nelle sue foglie fosse contenuta la magia del numero tre: il simbolo dei tre regni della vita, dei tre volti della Grande Dea e delle tre età della Luna. 

I Greci e i Romani veneravano il trifoglio per le sue proprietà curative e  ritenevano che tenesse lontani i serpenti. Dioscoride e Galeno sostenevano che fosse un’erba capace di guarire dal morso dei serpenti velenosi. Plinio il Vecchio affermò nei suoi scritti che il trifoglio fosse una pianta sacra e magica, che neppure i serpenti osavano toccare. Nella Storia naturale (XVIII, 89), Plinio descrive poi il trifoglio come una pianta meteorologica. Le foglie dei trifogli, infatti, si alzano quando si avvicina la pioggia.

Secondo antiche leggende irlandesi le distese di trifoglio sono la dimora di elfi, fate e folletti, per cui chi vi si addormenta può vedere apparire improvvisamente davanti a sé il Piccolo Popolo. Sempre secondo queste leggende gli elfi boschivi potrebbero regalare, qualora lo vogliano, un pizzico di fortuna a chi tiene in mano un rametto di trifoglio. Tuttavia ancor più magico e potente, sarebbe il quadrifoglio, capace di infondere la fortuna dei regni fatati e proteggere da qualsiasi avversità, non soltanto per le leggende irlandesi, ma anche secondo racconti popolari di Inghilterra, Francia, Italia e Svizzera. Secondo questi racconti, trovare un quadrifoglio lungo il cammino porterebbe felicità e anche un nuovo amore, mentre tenere un quadrifoglio in una scarpa ricondurrebbe il viandante fra le braccia del suo vero amore. Nel folklore inglese si credeva che nasconderne uno sotto il cuscino avrebbe realizzato sogni d’amore e indossarlo poteva addirittura permettere, talvolta, di accedere al reame di luce e di armonia delle fate. Secondo alcuni, invece, il quadrifoglio andrebbe visto ma non colto: “Quattro foglie: fortuna all’occhio che lo vede, guai al dito che lo coglie”, recita un proverbio. A riguardo Gozzano scrive ne La via del rifugio:

Socchiusi gli occhi, sto

supino nel trifoglio,

e vedo un quadrifoglio

che non raccoglierò.

Il trifoglio viene spesso tenuto in mano nelle raffigurazioni da San Patrizio. Si narra che, attraverso la similitudine con questa pianta, egli abbia spiegato il mistero cattolico della Trinità agli Irlandesi, che così si convertirono al Cristianesimo. San Patrizio divenne patrono d’Irlanda e il trifoglio, clover o trefoil, uno dei simboli informali dell’isola (poiché l’emblema ufficiale è l’Arpa di Brian Boru), con il nome shamrock. Shamrock indica il trifolium repens particolarmente giovane. Questo nome deriva dal gaelico seamróg, che significa appunto “trifoglio giovane”.  Il 17 marzo, il St. Patrick’s day, era usanza per gli Irlandesi decorare i capelli con lo shamrock e brindare con il rituale drowning the shamrock. Durante questo rituale, il trifoglio, estratto dai capelli o dal copricapo, veniva posto nel bicchiere con l’ultimo sorso di whiskey, si brindava e si beveva, ed infine il trifoglio doveva essere gettato dietro la propria spalla sinistra affinché portasse fortuna. 

Il trifoglio venne adottato anche come simbolo della lotta per l’indipendenza irlandese. 

In fitoterapia ed erboristeria, il trifoglio è considerato una pianta officinale molto utile per le sue proprietà curative e benefiche. È ricco di vitamine, sali minerali ed è un’erba amica delle donne grazie ai suoi fitestrogeni che contrastano l’azione dei radicali liberi, i disturbi del ciclo mestruale e gli scompensi della menopausa. 

Il trifoglio rosso, trifolium pratense, è una delle varietà di trifoglio maggiormente utilizzate in fitoterapia. Le sue proprietà curative sono principalmente contenute nei fiori, ricchi di tannini, calcio, cromo, magnesio, fosforo, potassio, vitamine, isoflavoni e fitoestrogeni che favoriscono l’equilibrio ormonale dell’organismo. Queste sostanze aiutano a contrastare la sindrome premestruale e i disturbi tipici della menopausa: nervosismo, osteoporosi e vampate. Il trifoglio rosso è impiegato anche per ridurre la ritenzione idrica, in caso di prostatiti, cistiti, uretriti, per la cura di bronchiti, tosse, infiammazioni intestinali e forti diarree poiché ha un’azione regolarizzatrice delle secrezioni degli apparati ghiandolari e delle mucose grazie al pratensolo, al pratolo e al furfurolo. Il trifoglio rosso contiene anche cumarine, composti aromatici che aiutano a migliorare la circolazione del sangue ed è un ottimo antiossidante in grado di combattere l’invecchiamento cellulare. Per uso esterno può essere utilizzato in casi di stati irritativi e infiammatori come eczemi, psoriasi, acne e piaghe. 

Se ne sconsiglia l’uso in caso di gravidanza, allattamento, cancro alla mammella, dell’utero, ovarico, endometriosi o fibromi uterini, poiché potrebbe agire come estrogeno peggiorando le suddette situazioni. Evitare anche in caso di disturbi emorragici, deficienza di proteina S, dopo interventi chirurgici. Il trifoglio rosso può inoltre modificare l’effetto di farmaci contraccettivi a base di estrogeni, farmaci per la terapia ormonale, medicinali che rallentano la coagulazione del sangue (anticoagulanti/antiaggreganti, come aspirina, ibuprofene ecc.). 

Il suo sapore dolce, piacevole e rinfrescante rende ottimo il trifoglio rosso per essere utilizzato anche in cucina. I fiori e le foglioline più giovani possono essere aggiunte alle insalate, mentre quelle più grandi e mature vengono utilizzate per risotti e minestre. I fiori possono poi essere consumati gratinati, brasati o per preparare un tè dolce e delicato.  

Il trifoglio bianco, trifolium repens, è utilizzato per trattare disturbi gastrointestinali, delle vie respiratorie e i dolori reumatici. È un ottimo alimento per le api, può fornire fino a 100 kg di miele per ettaro.

Il trifoglio giallo, lotus corniculatus, conosciuto anche come ginestrina e citato da Omero nell’Odissea, sembra essere dotato di un’azione sedativa per il sistema nervoso grazie alla lotoflavina e all’acido cianidrico. Viene utilizzato nella medicina popolare contro i disturbi nervosi, la depressione, le palpitazioni e l’insonnia.

Quanta magia, bellezza ed incanto si nasconde tra le piante più umili. I nostri prati sono una farmacia a cielo aperto disponibile a regalare i suoi rimedi a chiunque ne abbia bisogno. Torno a danzare tra i folletti e le fate sulla mia personale distesa di trifogli. Grazie per essere anche oggi state e stati “a bottega” dalle piante insieme a me e al professor Shamrock. 

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