Liberati della brava bambina

La recensione di Monia Donati
Titolo


Liberati della brava bambina

Autrice


Maura Gancitano, Andrea Colamedici

Editore


Harper Collins

Recensione

Questo libro è arrivato a me sotto forma di regalo da un’amica, ed è stato amore al primo capitolo. È composto da otto saggi, otto gallerie di storie di donne della cultura popolare, portatrici ognuna di una ferita diversa. Ferite che vengono definite come il: “problema senza nome”, ma i nomi, quelle ferite, ce li hanno, così come hanno ragioni e radici profonde. Provengono dalle donne narrate nei miti greci fino ad arrivare alle donne rappresentate nei media contemporanei. 
Le ferite di queste donne sono le nostre, e si presentano ogni volta che rinunciamo alla realizzazione personale, quelle volte che una rabbia profonda e atavica fa breccia nella nostra vita, quando sentiamo limitata la nostra libertà d’azione. Gli autori danno un nome a queste ferite per poter finalmente trovare il modo di disfarsene, rifiorire e costruire tutte e tutti assieme una nuova società, partendo dal nostro piccolo, dal nostro quotidiano, evitando le utopie e gli ideali irraggiungibili e a volte frustranti e soprattutto, lavorando insieme, fianco a fianco, donne e uomini. Il nono capitolo è dedicato agli uomini che vogliono cambiare e che sentono che una società patriarcale è stretta e soffocante anche per la loro trasformazione. 

A chi lo consigliamo

È un libro per chi vuole cambiare i modelli della nostra società ma anche per chi si sente smarrit* o strett* nei suoi valori e disvalori, nei ruoli e nei giudizi. È un libro per chi sta compiendo un percorso di rinascita spirituale e per chi vuole tornare a contatto con il sé più profondo

Spunti di riflessione

Questo è un libro di quelli da sottolineare, da annotare e su cui riflettere. Fornisce risposte e pone domande. È un libro da andare a cercare ogni volta che pensiamo di sentirci smarrite, come se qualcosa in noi, nel nostro essere più profondo, si sia fratturato. Lo stile narrativo è il saggio e il suo punto di forza è una struttura linguistica scorrevole e piacevole ma sempre profonda e riflessiva. Ho trovato molto interessante l’analisi di due personaggi contemporanei come Daenerys protagonista di: Game of Thrones e Difred/June protagonista de: Il racconto dell’ancella, perché anche se le nostre radici affondano nella mitologia viviamo comunque nel XXI e qui si trovano i nostri nuovi modelli culturali.
La lettura di questo testo aiuta a non giudicarsi e invita a scoprire i motivi più profondi delle nostre azioni, aiuta a non sentirsi logorat* dai sensi di colpa ma a opporvisi e a lavorare sul senso di responsabilità, personale e collettiva. È un libro che invita alla sorellanza ma anche alla fratellanza, perché solo assieme possiamo ridefinire ciò che significa: essere umano.

Comincia ora il viaggio di Lei che ha bisogno di trasformarsi interamente, […] che vuole impegnarsi per creare una società nuova, che vuole realizzarsi senza essere giudicata: che vuole essere considerata prima di tutto un essere umano.

Non è sufficiente che una donna ce la faccia, che riesca a ottenere un ruolo di potere per poter parlare di giustizia ristabilita o di fine del patriarcato. […] La società sarà davvero giusta quando le condizioni per raggiungere ciò che si desidera saranno le stesse per tutti.

La confusione vissuta dagli uomini […] è sana, perché nasce da un impegno reale nel mettersi in discussione, ristabilendo un nuovo modo di entrare in relazione con le donne […]. Vale la pena aspettarli, questi uomini nuovi, senza usarli né fare loro da mamme.