Scagionate! Si può fare ammenda per la caccia alle streghe?

Lo Stato del Connecticut vuole ribaltare la sentenza che accusò decine di persone di stregoneria nel XII secolo. Quali significati può avere questo atto simbolico.

di Elena Esposto

Il 26 maggio 1647 la trentaduenne Alse Young veniva impiccata a Windsor, nel Connecticut, diventando così la prima persona ad essere condannata a morte con l’accusa di essere una strega.

Il reato di stregoneria era stato istituito nel Connecticut nel 1642 e tra il 1647 e il 1697 furono 10 le donne condannate a morte, e più di trenta vennero processate perché considerate streghe.

Di Young sappiamo molto poco, ma alcune fonti riportano che all’epoca dell’esecuzione fosse ancora sposata, il che porterebbe a escludere che la sua condanna derivasse dal rischio che potesse ereditare la terra del marito. Più probabilmente venne scelta come capro espiatorio per l’epidemia di influenza che in quel periodo stava decimando la popolazione.

La storia di Alse Young è simile, se non uguale, a quella di moltissime altre donne vittime di quello che fu di fatto un massacro organizzato dal patriarcato a danno delle donne.

Secondo quanto rivela Silvia Federici nel suo “Caccia alle streghe, guerra alle donne“, le donne finirono nel mirino del potere patriarcale all’epoca della nascita del capitalismo perché possedevano un potere che non poteva essere sfruttato dalla nuova forza economica.

Poteri magici e sciamanici che si rifacevano ad una concezione magica del corpo, il potere di costruire reti sociali e comunitarie che avrebbero reso difficili l’espropriazione dei mezzi di produzione e lo sfruttamento della forza lavoro, e il potere che sa sempre spaventa di più gli uomini: quello della riproduzione. Reprimere le donne, controllarne la sessualità, nell’epoca capitalista diventa il modo più efficace per controllare la disponibilità di forza lavoro.

Secondo Federici la razionalizzazione e la dominazione del mondo naturale “passava per la distruzione della strega”.

La persecuzione e il massacro delle streghe ha fatto un numero enorme di vittime fra le donne, e in particolare fra quelle che appartenevano agli strati più vulnerabili della società. Per la maggior parte erano vedove, anziane o donne nubili e incinte.
Venivano accusate delle cose più disparate, dall’evocare eventi naturali (come nel caso di Vardø) a causare epidemie fino a cose ancora più assurde come aver scagliato incantesimi su armi che avevano causato morti accidentali.

Questa opera organizzata di distruzione del potere femminile avvenne con il completo avvallo dei poteri politici e religiosi, e fino ad oggi sono pochissimi i Governi ad aver fatto pubblica ammenda (va da sé che il Vaticano non è uno di questi).

Il mese scorso, dopo quasi 376 anni dall’uccisione di Alse Young un comitato giudiziario dello Stato del Connecticut sta considerando una risoluzione che scagioni le donne accusate di stregoneria nel XVII secolo.

Viene da chiedersi in che modo possa giovare ad Alse Young e alle altre “streghe” uccise il ribaltamento di una sentenza vecchia di secoli.
Probabilmente nulla, ma forse è nel valore simbolico di questa decisione che possiamo vedere un germe più rivoluzionario.

Anche se oggi i roghi delle streghe si sono spenti questo non significa che non esistano più nel mondo donne che vengono messe a morte con l’accusa di stregoneria. Il fenomeno è più frequente di quanto non pensiamo e interessa Paesi come l’India e il Ghana.

Dunque è importante e significativo che Stati e Governi prendano una nettamente le distanze dagli orribili crimini anche vecchi di secoli compiuti contro donne che avevano come unica colpa l’aver provato ad essere libere.